Tutte le macchine del precinema
Subito dopo la Rivoluzione Industriale, insieme a tantissime altre invenzioni, si cominciò a sperimentare anche su oggetti che caratterizzano l'era del precinema. Sembrano apparecchiature complesse, altre fin troppo semplici, alcune al limite dello steam punk, altre sembrano essere ninnoli per bambini. Prima dei fratelli Lumière e del cinematografo, prima di arrivare a una concezione di cinema così come lo viviamo ancora oggi, il cinema era questo.

Lanterna Magica

Era uno strumento che potrebbe essere paragonato ai moderni proiettori di diapositive. L'invenzione è stata attribuita ad Athanasius Kircher, che ne descrisse il funzionamento in Ars Magna Lucis et Umbrae; al matematico astronomo e fisico olandese Christiaan Huygens, che ne lasciò un riferimento in un proprio manoscritto del 1659, e anche all'ottico Don Matteo Campani, che l’avrebbe costruita nel 1678. Il meccanismo di funzionamento era molto semplice: bastava inserire i disegni nella macchina affinché questa li proiettasse su una parete o su uno schermo appositamente predisposto ed inizialmente la Lanterna Magica fu utilizzata sia per scopi educativi, come raccontare la Bibbia col supporto di immagini colorate a tutto schermo, sia di intrattenimento.

Mondo Nuovo

Il Mondo nuovo era un apparecchio molto simile per funzionamento a quello della Lanterna Magica, tuttavia le immagini, invece che essere proiettate da
una scatola verso l'esterno, erano visibili guardando dentro la scatola stessa. Era uno strumento molto diffuso nelle feste di paese, dove gli ambulanti facevano guardare a pagamento le immagini nella scatola, spesso mosse tramite fili, come si fa per le marionette. Il Mondo Nuovo poteva essere utilizzato anche alla luce del sole e all'aperto, ed ebbe un ruolo di grande importanza nella diffusione di eventi storici, legati soprattutto alla Rivoluzione francese, negli strati più bassi della popolazione.

Taumatropio
Fu inventato nel 1824 ed era composto da un dischetto di cartoncino, fissato a due fili e disegnato da entrambe le parti con soggetti destinati a integrarsi a vicenda. Facendo girare velocemente il disco (1/25 di secondo), le immagini si sovrapponevano creando l'illusione di movimento. Esempi tipici del taumatropio sono l'uccellino e la gabbia, oppure il vaso e i fiori.
Fenachistoscopio

Fu inventato nel 1833 dal fisico belga Joseph-Antoine Plateau. Consisteva in una ruota, fissata nel centro di un manico, in grado di ruotare su se stessa. Sulla ruota, a intervalli regolari, venivano realizzate delle fessure attraverso cui poter guardare e, sul lato interno, venivano disegnate delle immagini, anche queste a intervalli regolari. Il tutto era completato da uno specchio su cui proiettare le immagini. Il movimento veloce della ruota e gli spazi vuoti creavano, anche in questo caso, l'illusione del movimento. La grande novità del fenachistoscopio sta nel fatto che l'illusione sfrutta il fenomeno della persistenza della visione (persistenza retinica) che, ancora oggi, sta alla base della visione filmica. Il fenachistoscopio è il più diretto antenato della pellicola cinematografica.
Stereoscopio
Era uno dei dispositivi ottici più diffusi nei salotti ottocenteschi ed era anche conosciuto come “visore stereoscopico o stereovisore”. È uno strumento ottico a forma di "mascherina" o "binocolino", dotato di lenti o di specchi, per la visione di immagini stereoscopiche.
Sviluppato per la prima volta nel 1832 da Sir Charles Wheatstone, utilizzando coppie di disegni similari e successivamente la nascente fotografia, lo stereoscopio a specchi si è poi evoluto nel più semplice, leggero e pratico stereoscopio a lenti di Sir David Brewster, successivamente perfezionato nel tempo da altri scienziati, ottici e inventori.

Cineografo

Oggi è conosciuto anche col termine inglese Flip book, ed era stato commercializzato già nel 1868. Era una sorta di libro tascabile, i cui fogli si facevano scorrere velocemente tra le dita. La sovrapposizione delle immagini dava l'illusione del movimento. Si trattava di brevissime storie con una vera, anche se breve, sceneggiatura e questo era il passo avanti in direzione del cinema.
Zootropio

Lo zootropio fu inventato da William George Horner nel 1834, e il suo utilizzo consisteva nel disegnare, su un foglio di carta, una serie di immagini, allo stesso modo di oggi per i cartoni animati. La striscia ottenuta veniva posta all'interno di un tamburo il cui movimento rotatorio dava l'illusione del movimento. Anche in questo caso venivano effettuate delle fessure a intervalli regolari per sfruttare il fenomeno della persistenza retinica. Due erano i vantaggi di questa scoperta: innanzitutto il fatto che non fosse necessario avvicinarsi troppo allo strumento per vedere, perciò si poteva assistere ad una sorta di visione collettiva, per quanto limitata. Un secondo vantaggio era legato al fatto di poter proiettare, attraverso un sistema di specchi e un'opportuna illuminazione, le immagini su uno schermo. Lo svantaggio più grande, invece, era rappresentato dal fatto che le strisce fossero brevi e quindi non si potevano raccontare delle vicende lunghe.
Stereofantascopio

Charles Wheatstone, assieme a Joseph Antoine Pleateau, suggerì la possibilità di sviluppare una tecnica che permettesse di riprodurre immagini stereoscopiche in movimento fin dall'invenzione dello stesso stereoscopio. Tuttavia, questa idea non troverà alcuna applicazione commerciale, se non nel 1852, quando verrà brevettata, appunto col nome di fantastereoscopio o bioscopio, da Luis-Jules Duboscq, già responsabile dello sfruttamento commerciale dello stereoscopio di David Brewster. L'invenzione di Duboscq unisce due zootropio, contenenti una coppia di strisce stereoscopiche, al visore stereoscopico, in modo da ottenere così delle immagini tridimensionali in movimento. Molti altri, successivamente, si dedicheranno ad ampliare questa tecnica, con scarsi risultati, attribuendo i nomi più svariati alle proprie invenzioni.

Prassinoscopio e Teatro Ottico